Da un punto di vista sportivo, i giorni appena passati sono stai davvero grandiosi e ricchi di IMPRESE per i colori italiani. Dalla vittoria di PETER FILL in coppa del mondo di discesa libera, prima volta di un italiano nella storia di questa disciplina, a Federico Pellegrino diventato il nuovo re dello sci di fondo portando a sei il numero di vittorie nel world tour. Da Gianmarco Tamberi che a soli 23 anni, salta 2,38 metri, migliorando il record di italiano di un centimetro, passando per Gigi Buffon che abbatte il vecchio record di imbattibilità nel campionato italiano di calcio portando il nuovo a 973 minuti, fino ad arrivare al leggendario Simone Moro che il 26 Febbraio ha raggiunto per la prima volta nella storia, durante il periodo invernale, la cima del Nanga Parbat, la montagna “Killer”, che con i suoi 8126 metri è la nona montagna più alta della terra, diventando anche l’unico alpinista al mondo ad aver scalato quattro volte un ottomila metri in inverno.
Sabato sera 19 marzo, festa del papà, facendo un po’ di zapping in TV, come spesso mi capita, mi sono soffermato a guardare “CHE TEMPO CHE FA”, la trasmissione di Fabio Fazio, dove erano appunto invitati tre degli atleti citati prima, i tre accomunati da imprese sportive avvenute in quota: Fill, Pellegrino e Moro. Al di là dell’emozione quasi fanciullesca nel sentire i loro racconti che, per effetto di similitudini naif nate dai miei occhi chiusi, mi portano ad immaginare di essere io al loro posto, da sempre sono affascinato dalle grandezze delle IMPRESE che a volte dei piccoli uomini compiono. Come spesso accade ascolto e guardo la trasmissione fino a quando il conduttore, Fabio Fazio, lascia l’ultima parola al giornalista, Massimo Gramellini, concedendo a lui l’onore di chiudere la trasmissione con una riflessione che genera dal suo punto di vista. Che possa piacere il suo essere giornalista o no, quella di questa settimana mi è piaciuta particolarmente:
“Io stasera vi riporto sulla terra dopo avere spiccato il volo, e aver parlato di IMPRESE sportive. Grazie al film di Fabio Volo, “Un paese quasi perfetto” che spero andrete a vedere e che parla di cassintegrati, ci permette di parlare di quel modo di fare IMPRESA economica, che ormai sembra essere diventata in Italia la vera IMPRESA. Ho conosciuto di recente un manager italiano che dirige un’azienda americana di proprietà DI un fondo pensionistico statunitense; visti i profitti straordinari gli azionisti lo hanno convocato in America per dargli un premio; una volta arrivato gli anno detto: “Bene, il prossimo anno vogliamo da lei gli stessi risultati però con il 10% di dipendenti in meno così aumentiamo gli utili”. Lui è rimasto un po’ in silenzio e poi li ha gelati con una domanda brevissima però sconvolgente: “Why? Perché? Io vi porto già un sacco di soldi perché ne volete ancora di più al prezzo di gettare sul lastrico decine, forse centinaia di famiglie?”. Intendiamoci, ogni imprenditore lavora per guadagnare soldi, ma una volta il successo di un imprenditore si valutava dalla grandezza dell’azienda, dal numero di dipendenti, adesso invece si valuta dal valore delle azioni e gli utili spesso si fanno tagliando i posti di lavoro; tanto è vero che quando un’azienda licenzia, le sue azioni salgono in borsa. Oggi la parola investire, che è una parola bellissima, fa paura; fa paura perché ha a che fare con il futuro ed il futuro non sembra più interessare a nessuno, se non forse agli innamorati. In un mondo così appiattito sul presente, gli unici a concedersi il lusso di creare e di rischiare sono i giovani che fanno le start–up; ma dopo un po’ di tempo cosa succede, succede che queste start–up vengono comprate dalle multinazionali e l’idea originale che le aveva fatte emergere non cresce più, anzi, viene omologata dal sistema; loro, quei pochi creativi diventano ricchi, ma è una ricchezza individuale che non porta ricchezza per altri. Ecco il capitalismo in occidente ha iniziato a perdere senso da quando un operaio che costruiva un frigorifero ha cominciato a non potersi più permettere di comprare quel frigorifero; cioè prima spendeva e faceva girare il sistema, ma se adesso le imprese licenziano o sottopagano i lavoratori, con quali soldi questi lavoratori possono continuare a comprare i prodotti delle imprese alimentando la famosa crescita? E infatti la crescita non c’è, non può esserci, se tagli i lavoratori, tagli i consumatori e su questo paradosso l’intero sistema economico mondiale si è bloccato, impoverendo ed estromettendo il ceto medio che, come vedete, dall’America di Trump all’Italia di Salvini, reagisce premiando le forze antisistema. La cosa peggiore è che diamo ormai tutto questo per scontato, come se fossimo su un treno senza conducente che non si può più fermare, eppure ci sarà una possibilità di cambiare binario? Qualche dritta ci arriva anche dal film di Fabio volo, perché questo film ci insegna che a volta per ripartire non bisogna più farlo concentrandosi sul singolo individuo, che è stato il mantra degli ultimi 30 anni, ma dalla comunità, cercando nel proprio territorio qualcosa di unico da valorizzare, perché l’IMPRESA del futuro, non consisterà nel fare meglio degli altri quello che fanno già tutti, ma nel fare meglio che si può qualcosa che non ha fatto ancora nessuno”.
Premesso che non ho ancora visto il film di Fabio Volo, ma che lo andrò a vedere presto, vi dico che ieri, domenica 20 Marzo 2016, c’è stata la Stramilano. 63.000 iscritti e una grande festa in una Milano assolata e bella più che mai. Come tutti gli anni accade, noi come gruppo GetFIT abbiamo partecipato e quest’anno eravamo più di 600. A differenza dell’anno scorso dove il mio compito era quello di correre con i più veloci facendoli concludere in cinquanta minuti, quest’ anno l’onore di fare da “Pacer” al gruppo dell’ora e venti minuti, quelli un po’ più lentini, quelli che pensano di non potercela fare a correre 10 km senza mai fermarsi, quelli, tanto per intenderci che hanno iniziato ieri e, scoprendo un mondo nuovo fatto di nuove energie e sinergie, non si fermeranno più. Forse non avremo scalato il Nanga Parbat a – 58°C. e non ci saremo lanciati a 150 Km orari giù dalla Straiff, ma ieri l’IMPRESA è stata di tutte quelle persone che hanno voluto esserci in una giornata di festa. È stata l’IMPRESA di Ilaria, Simona, Francesca, Giulia ed Elisa che hanno corso per la prima volta nelle loro vita 10 Km. È stata l’IMPRESA di Emma che a 10 anni, ha corso 10 km con il numero di telefono di casa sua sul pettorale in caso si fosse persa. E’ stata l’IMPRESA delle mie allieve di via Piacenza che dopo anni di “Matteo non ci pensiamo neanche a venire”, ieri, fiero di loro e per loro hanno varcato l’ingresso in Arena Civica. Ieri l’impresa è stata del mio collega Paolo e di sua moglie che con i loro tre fantastici figli ancora piccolissimi, erano presenti, dopo aver corso con passeggino gemellare a seguito, all’arrivo insieme a noi. Ieri l’IMPRESA è stata di quel signore, del quale purtroppo non conosco il nome, che ho incontrato lungo il percorso, all’altezza di porta romana, che con il suo passo mai camminante, indossava una maglia con su scritto “CLASSE 1925”, 91 anni e tanta Grinta. Esempio. Ieri l’IMPRESA è stata di Adele, un signora di 83 anni conosciuta all’arrivo in Arena e mia nuova amica su Facebook che ieri pomeriggio sul suo profilo ieri scriveva : “Oggi STRAMILANO, io c’ero ed ho concluso tranquillamente i miei ormai canonici 5 Km, per la mia 32esima medaglia. Ho fatto anche un sacco di fotografie ma la mia macchinetta sta facendo i capricci e non vuole saperne di collegarsi al computer, vedrò di risolvere il problema al più presto. Ciao.” Ciao Adele, grazie per avermi aggiunto su Facebook e per il tuo abbraccio caldo e sincero a fine corsa perché in fondo fare IMPRESA vuol dire fare meglio che si può qualcosa che non fa ancora nessuno!
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Buon inizio di primavera a tutti.
Grinta