UN’ITALIA ECCEZIONALE – NUOVAMENTE TERRA DI TOSCANA

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In serata siamo ad Arezzo. La strada percorsa è la regionale 71, che passa sotto Perugia, costeggia il lago Trasimeno, ti permette di ammirare Cortona dal basso e infine attraversa Castiglion Fiorentino; a una settimana di distanza, salutando l’Umbria, si rientra nuovamente nella dolce terra di Toscana. Arezzo, unico capoluogo toscano a me ancora sconosciuto, è una cittadina di quasi 100.000 abitanti che sorge all’incrocio di quattro valli: il Casentino, la Valdarno, la Val di Chiana e la Valtiberina, ed è conosciuta nel mondo come la città dell’oro; su di essa potrei raccontarvi le cose carine viste il giorno successivo in una lunga e bella passeggiata, dalla casa di Petrarca alle logge medicee, da quel che resta dell’anfiteatro romano al castello sulla Rocca, dal bellissimo crocefisso ligneo di Cimabue nella chiesa di San Domenico, fino ad arrivare al Palazzo del Comune e alla Piazza Grande vestita a festa per la Giostra del Saracino, passando per tutti luoghi dove Begnini girò “La vita è bella”. Certo, potrei, ma la verità è che nulla di tutto ciò dettovi su Arezzo fino ad ora regge il confronto con quella fantastica fiorentina di carne chianina al sangue, mangiata la sera stessa all’osteria “Porcavacca”, di cui, come diceva Antonello Venditti “nelle notti d’estate/sento ancora la voce”. Grazie Arezzo per la bella giornata su e giù per le tue stradine, mi sei piaciuta, ti ho trovato semplice e a misura d’uomo, simpatici i tuoi abitanti e arieggiate le giornate di sole; un giorno è stato più che sufficiente per visitarti e nel pomeriggio il rientro a Milano è diventato improvvisamente realtà…

Prima però Firenze.
Firenze per riempirsi gli occhi un’ultima volta di magnificenza, di bellezza, di arte, di cultura, d’Italia. Firenze per una passeggiata a piazza Santa Croce, un caffè in piazza della Signoria, una foto su Ponte Vecchio e un po’ di spensieratezza al giardino di Boboli.
Firenze: perché credo ci siano tanti modi di concludere una vacanza, ma vedere tramontare il sole dietro la cupola del Brunelleschi, bevendo uno spritz a piazzale Michelangelo sapendo che il giorno dopo sarai in ufficio a Milano, sia il meglio che neanche Fellini, Monet e Neruda avrebbero mai potuto immaginare.

porcavacca
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