Si chiude una settimana difficile. Difficilissima dal punto di vista delle cadute. Iniziata lunedì pomeriggio in ufficio, quando nella tranquillità di una conversazione tenuta, forse, con una postura non del tutto corretta, la sedia sulla quale ero seduto si è spezzata a metà, proprio all’altezza della bassa schiena, dove la seduta fa una piccola curva e diventa schienale. Si è spezzata facendomi crollare fantozzianamente a terra. Diagnosi: collo incassato con leggera tensione alla zona cervicale, pantaloni della tuta rotti e due “sbreghi” lunghi e profondi all’altezza delle natiche, causati da due spuntoni formati dalla rottura della vetroresina, quasi come quando Venere nacque dalla spuma delle acque. Ma questo è niente…
Mercoledì 23 Marzo. San Domenico di Varzo. Sole. Io, il mio amico e collega Stefano e altri venti “SCImmiati”. Una giornata di sci stupenda, dedicata agli amanti di questa disciplina per provare i modelli di sci HEAD e FISCHER della prossima stagione; tanta grinta energia e sciate come se non ci fosse un domani. Neanche una nuvola in cielo, neve stupenda, solo altre venti o trenta persone a dividere il piccolo ma grazioso comprensorio Ossolano insieme a noi. Dopo aver aperto le piste alle ore 8.30 e aver provato già quattro modelli di sci, alle ore 16.15 con le gambe un po’ stanche, eravamo pronti all’ultima discesa. Io, con ai piedi un paio di sci da gara HEAD I- SPEED PRO 170 cm, ho lasciato scendere prima Stefano e Alice, gli ultimi due reduci di quell’incredibile giornata, e poi mi sono lanciato: serpentina stretta e veloce sul muro, lungo curvone in piega a sinistra, dove la pista si divideva in due, due o tre curve tirate al limite a conduzione larga e raggio molto stretto dove la pista spianava leggermente e poi dritto in “picchiata” fino al salto; salto che, credendomi Aksel Lund Svindal, ho preso a velocità supersonica senza tener conto che io non ero Aksel Lund Svindal e sul quale sono atterrato scoordinato, prima su uno sci solo, poi con la faccia, dando una testata clamorosa sulla neve, seconda solo a quella di Zidane a Materazzi nel 2006, per poi ruzzolare e scivolare in modo scoordinato senza freni, ritrovandomi schiena a terra, faccia in su, senza sci, alcuni metri più sotto. Lo posso dire: Grazie al casco! Grazie al casco e al paraschiena che uso sempre non mi sono fatto niente, solo una grande botta, un po’ di spavento e la consapevolezza di essere l’umano SCORZA e non il marziano SVINDAL. La giornata si è conclusa con un po’ di confusione in testa, ricordi annebbiati per qualche ora e tanto Voltaren su collo e spalla alla sera. Il giorno dopo la sensazione è stata quella di aver fatto a pugni con Mike Tyson la sera prima: collo bloccato e una gran mal di testa, muscoli delle spalle tesi come una corda di volino e spalla sinistra fuori uso, fare Body Pump alle 13.00 non è mai stato così dolorosamente complicato.
Sabato 26 marzo, ieri tanto per capirci, al mattino mi chiama il mio amico Stefano per sapere come sto e per dirmi che lui è a Courmayeur per la Pasqua. In coda alla telecabina di Dolonne, mi dice che c’è tantissima gente e che rimpiange la solitudine degli sciatori primi vissuta il mercoledì precedente insieme a me sulle nevi piemontesi, ci facciamo gli auguri di buona Pasqua, gli auguro di fare una buona sciata e ricordando il mio capitombolo gli raccomando di andare piano e usare sempre il casco.
Ieri sera, mentre mi accingevo ad iniziare la stesura dell’articolo, mi arriva questa foto:
Pista Gabba, cunetta malefica, sci che s’incrociano, caduta rovinosa, spalla lussata, toboga, traumatologico e due settimane con il tutore ed il braccio fermo. Forza Stefano tornerai presto in forma.
Ora, o sono io che porto sfiga, oppure la settimana che grazie a Dio oggi si conclude con la Santa Pasqua verrà ricordata come da dimenticare e sarà soprannominata la settimana delle cadute?
Questo articolo non vuole essere solo un racconto, ma un invito a tutti ad usare sempre il casco; che voi stiate sciando, andando in moto, in bici o stiate facendo qualsiasi cosa dove una caduta è da mettere in conto, usate sempre il casco e le protezioni necessarie, vi salveranno al vita. Ad oggi io sono ancora tutto ammaccato e ho dolori ovunque, ma senza casco e paraschiena sarebbe andata molto peggio.
Facendo una riflessione sugli incidenti da me descritti questa settimana, ma ampliandola e condividendola con voi a tutti gli incidenti, l’imprevedibilità e la sorte sono le caratteristiche che li accomuna, incredibile è pensare come un istante appena prima che la vita cambi, tutto filava per il meglio e nessun presagio fino a quel momento era portatore di sventura.
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Buona Pasqua a tutti!
Grinta