UN’ITALIA ECCEZIONALE – CILENTO DA SCOPRIRE

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Dopo due giorni di arte mista a fantascienza, con il cuore e gli occhi pieni di Roma il cammino riprende sempre verso sud; il Cilento, di cui tanto ho sentito parlare, è lì pronto per essere scoperto.
Uscita autostradale Eboli, la necessità è quella di fare rifornimento e la speranza è quella di trovare una pompa di benzina per non rimanere a piedi fermandosi come fece Cristo. Fatta benzina sulla statale che collega Eboli ad Agropoli, laddove i caseifici sono più fitti che i negozi cinesi in Paolo Sarpi, la meta è finalmente raggiunta: Paestum, o meglio Capaccio, o meglio Capaccio Capoluogo. Capaccio, che da giugno di quest’anno prende il nome di Capaccio Paestum è un comune di circa 22.000 abitanti che sorge alla pendici del monte Soprano, all’inizio del parco nazionale del Cilento; conosciuta per la zona archeologica di Paestum, questo ridente comune che si avvale del titolo di città dal 2014 è famosa nel mondo per aver dato i natali a tal Grippa Antonello, di cui già decantai le gesta eroiche tempo addietro, caro amico, proprietario della casa che ci ha dato un tetto per quattro giorni e degno cicerone di quello che si rivelerà territorio magico ed incantato. Arrivo in serata giusto in tempo per ammirare dal balcone di casa la meraviglia della piana del Sele all’imbrunire e l’isola di Capri in lontananza, accoglienza degna di un re: bocconcini di bufala e salsiccia nostrana, giro culturale in paese con visita guidata dell’Antica Barberia-Salone Rizzo e poi a nanna pronti per il primo giorno in terra Cilentana.
Primo giorno che si apre con colazione a base di yogurt di bufala e brioches al caseificio “Vannulo”, a quanto pare il più rinomato di tutto il territorio e famoso in tutto il globo, dato il numero di stranieri presenti, alla cui vista il mio pensiero è stato: “Ma questi, che ne sanno della mozzarella di bufala?”.
Visita ai templi di Paestum e poi finalmente, dopo giorni di arte e cultura, la vera arte di Dio: il mare! E che mare! Sabbia chiara, non caraibica, ma fine e soffice che rende l’acqua di un bell’azzurro intenso, poca gente, caldo sopportabile e giusta brezza marina, un buon libro e tanti saluti, come Cristo si fermò ad Eboli, Matteo si sarebbe fermato a Capaccio. Così si è aperta l’avventura nel parco nazionale del Cilento, proseguita nei giorni successivi con le visite di Calstellabate, Palinuro ed Agropoli, bellissima di sera ed affascinante di giorno, passando per la festa del pane di Trentinara con le sue ballate cilentane, la razzia di Salsicce, pancetta e vino rosso fatta nella cantina di Enzo, fino ad arrivare all’ultima sera con il capolavoro dei capolavori, l’apoteosi, la meraviglia, il trionfo del bene sul male: la “zizzona di Battipaglia” una mozarella di bufala da 1 kg regalatami dalla dolce Ilaria per il mio non compleanno e onorata da me con stile e delicatezza, mangiata con la consapevolezza della quale parla Buddha negli insegnamenti ai bambini nel mangiare i mandarini in “Siddharta”. Elisir di lunga vita e unica droga assunta in questa vacanza e in tutta la mia vita, la mozzarella di bufala campana è stata il leitmotiv di questi quattro fantastici giorni vissuti in territorio cilentano, terra difficile da dimenticare e degna di sosta ogni qualvolta dal nord ci si sposta verso il sud; come diceva Massimo Siani nel film “Benvenuti al Sud” girato giusto a Castellabate, un forestiero piange due volte quando viene al Sud, quando arriva e quando parte; il tempo di ripartire era arrivato e le lacrime, salutando Capaccio, Antonello e lo zio Antonio, che nel frattempo si era innamorato di Ilaria, non hanno tardato ad arrivare…

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