LETTERE DA “OCCIDENTE”

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Non voglio essere banale. Non mi piace essere banale. Forse lo sarò, ma oggi non mi importa.

Quella appena trascorsa è stata una settimana davvero strana. Triste per i fatti di Parigi e di riflessione per i mieI fatti personali. Il Pianeta è nel caos così come il mio cuore. Notizie che rimbalzano da tutto il mondo si intersecano con i miei stati d’animo. Le stragi di Parigi hanno riaperto una ferita mai rimarginata del tutto, ma sicuramente troppo presto dimenticata; ognuno dice la sua senza, forse, realmente comprendere di cosa si stia parlando davvero; una guerra è in atto e va al di là del credo politico o della fede religiosa, c’è chi vorrebbe radere al suolo tutto e chi al contrario professa amore, entrambi in nome di una libertà ad oggi difficile da capir dove dimori. In mezzo a tutto questo, di cui non voglio certo essere io ad aggiungere altre considerazioni, riecheggiano in me le parole di due lettere che “arrivano da Parigi” e che parlano di “Occidente” nel senso più intimo del termine, alle quali non so ancora bene dare un significato, ma che ringrazio per essere state scritte.

La prima è stata scritta dal signor Antoine Leiris ai terroristi che al Bataclan hanno ucciso sua moglie.
«Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vostra è una battaglia persa.  
L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di dodici anni fa. Ovviamente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di corta durata. So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo petit-garçon vi farà l’affronto di essere libero e felice. Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio.»

La seconda è stata scritta da una persona a me cara, più di quanto lei possa immaginare, non importa il suo nome quello che importa è che il senso della lontananza, serve a dirci che il cuore è un fiume di stelle senza fine.

“Ti scrivo solo adesso. Mi sono preso un po’ di tempo per me in questo mese, mi sono preso del tempo in generale per dedicarmi a delle cose che avevo lasciato un po’ in disparte e che invece avevo così voglia di coltivare. Questi giorni di spaventose notizie mi hanno dato motivo di fermarmi e riflettere. Ho pensato molto a quello che sta succedendo a Parigi in questi giorni, in treno stamattina ho letto dell’attacco in Siria e sono rimasto scosso da ciò che sta succedendo al nostro povero pianeta. È davvero spaventoso quello che sono riusciti a fare, non solo alle persone coinvolte nella strage, ma anche a tutti coloro che in qualche modo hanno vissuto in quella città e in quei posti. Hanno colpito nel profondo ognuno di noi con i pezzi della nostra storia e delle nostre vite trascorse in quelle strade e in quei luoghi minati adesso da così tanta cattiveria. Ho così tanti ricordi legati a quella città e mi sono immedesimato in quelle persone e nelle loro famiglie. E la risposta a tutta questa follia sembra essere per l’ennesima volta la violenza. Altra violenza sulla violenza, per sporcare ancora di più quel poco di dignità che ci è rimasta. In giornate di odio come queste passate tra il terrore e l’angoscia per una tale crudeltà, io in risposta avrei solo voglia di positività e di amore e di sentire le persone a cui tengo più vicine e di farglielo sapere. Sono grato di avere nella mia vita così tante persone speciali che mi donano amore giornalmente anche senza dirlo ad alta voce. Ne percepisco ogni sua forte scintilla e mi da la forza per affrontare anche le giornate più difficili. E avevo voglia di dire anche a te un “ti voglio bene” perché in fondo è quello che sento. Mi farebbe piacere poter parlare se ne avrai voglia, mi dispiacerebbe molto lasciare le cose così come stanno adesso. Buonanotte.”

Due lettere scritte con parole che arrivano come un raggio di sole nel pieno di una tempesta.
Un raggio di sole dal quale ricominciare.
Parigi è bellissima anche in autunno.

Grinta




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