UN’ITALIA ECCEZIONALE – LA CASCATA DELLE MARMORE

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Con un po’ di lacrime negli occhi e dopo l’immancabile colazione con mozzarella di bufala, per la prima volta dall’inizio del viaggio il muso della macchina punta il nord: inizia la risalita dello Stivale. Il primo tratto è autostradale, impossibile da evitare, ma la noia viene spezzata alla vista del Vesuvio sulla sinistra passando vicino Napoli, poi Caserta e dopo alcuni chilometri l’uscita autostradale di Cassino, dalla quale il tragitto riprende su strade statali alla scoperta del centro Italia attraverso paesaggi fino a quel momento sconosciuti: si passa dalla Campania, al Lazio e poi all’Abruzzo, per poi rientrare nel Lazio e alla fine l’Umbria; i paesi toccati sono Sora, Avezzano, Rieti e Terni, attraversando paesaggi dal tratto lunare che ricordano il centro della Sicilia. Intorno all’ora di pranzo, con il sole alto nel cielo, in un giorno caldo di agosto la strada giunge a Marmore: siamo alla ricerca della cascata più alta d’Italia.
La cascata della Marmore è una cascata a flusso controllato inserita in uno splendido ed enorme parco alla fine della Valnerina, a circa 7 Km da Terni, in territorio umbro; con i suoi circa 165 metri di altezza divisi in tre enormi salti di cui il primo di quasi 90 metri è tra le più alte d’Europa e le sue acque vengono utilizzate per la produzione di energia elettrica. Arrivando da Rieti ti aspetti di trovarti al belvedere inferiore, ovvero sotto alla cascata, perché la strada non è mai salita fino a quel momento e invece sei al belvedere superiore dato che Marmore, un ridente comune di 800 abitanti, si trova sull’altopiano reatino a 376 mt sul livello del mare; giusto il tempo di fare il biglietto, un veloce pic-nic all’ombra dei salici del parco con le mozzarelle di bufala comprate la mattina stessa in Campania, e ci troviamo insieme ad altra gente sulla torretta di avvistamento del belvedere superiore da dove lo scenario è incredibile: la cascata ora è piccola, un ruscello lieve del fiume Velino, che salta timido nella valle del Nera lasciando intravedere la lussureggiante vegetazione sottostante; ma alle ore 15.00, il suono della campana lascia intendere che qualcosa sta per succedere ed infatti la cascata, che come detto è a flusso controllato dall’uomo per la produzione di energia elettrica, comincia a crescere diventando sempre più veemente; il timido ruscello lascia spazio ad un maestoso Velino che sfoga la sua rabbia nel primo salto di 90 metri che diventa per gli spettatori motivo di estasi. La cascata della Marmore mette l’uomo a confronto con la natura facendolo sentire piccolo, tanto piccolo; 15 metri cubi d’acqua al secondo saltano con una forza dirompente, coprendo tutta la vegetazione e le rocce sottostanti e nebulizzando tutta l’aria intorno; dal primo lago dove la cascata si getta nascono improvvisamente due arcobaleni enormi che lasciano i bimbi a bocca aperta dando un saggio di meraviglia; è solo una cascata, ma vorrei stare a guardarla per ore e ore esattamente come avrei voluto guardare la volta della Cappella Sistina; ho quasi 35 anni ma improvvisamente il piccolo Mat viene fuori felice ed in incantato come un bambino alle giostre. Il pomeriggio prosegue con la discesa dei milioni di gradini che conducono al belvedere inferiore, una sosta nella grotta degli innamorati, un caffè ammirando la cascata dal basso, qualche foto vicino ai due salti inferiori, l’ascesa dei milioni di gradini per tornare alla macchina, ottimo allenamento cardio per smaltire le mozzarelle di bufala, e alle ore 18.00, mentre il Velino torna ad essere timido, il viaggio prosegue in direzione Assisi…

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